Via San Vitale, angolo Via Salara

A Ravenna, in Via S. Vitale, in angolo con Via Salara ci si imbatte in una lapide che ricorda il ferimento e la successiva morte del cardinale Francesco Alidosio.


Era il 24 maggio del 1511

Chi era Francesco Alidosi o Alidosio? Era cardinale di Santa Romana Chiesa nominato tale da papa Giulio II il 7 dicembre 1507. Nacque a Castel del Rio presso Imola e apparteneva all’antica famiglia Alidosi signori di Imola
Nel 1511 Bologna cadde in mano ai francesi e il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, comandante delle forze papaline accusò in varie occasioni il cardinale Alidosi di cospirazione con i francesi, denunciandolo allo zio Giuliano della Rovere, papa Giulio II il quale si trovava a Ravenna. Papa Giulio non diede credito al nipote e addirittura nominò l’Alidosi vescovo di Bologna

Ludovico Antonio Muratori (Vignola, 21 ottobre 1672 – Modena, 23 gennaio 1750) fu un sacerdote italiano, storico, scrittore e bibliotecario.
Muratori, nei suoi famosi “Annali”, da dove tutti gli storici traggono preziose informazioni, racconta:
“…A questo avviso poco stette l'esercito pontifizio a sfilare precipitosamente verso la Romagna; ma in passando dietro le mura di Bologna, parte di quel popolo, e i villani e i montanari accorsi alla preda, con altissime- grida e villanie inseguendoli, tolsero Ioro le artiglierie e munizioni, e buona parte de' carriaggi. Sopravenne poi la cavalleria franzese, che levò a costoro parte di quel bottino, e fece del resto addosso ai fuggitivi, i quali chi qua chi là attesero a salvar la vita. La Storia manuscritta dell'anonimo Padovano mette circa tre mila morti, e gran quanlità di prigioni.ll Guicciardini pochi ne conta. Nel giorno seguente il Trivulzio coll' esercito marciò fuor di Bologna, e la sera giunse a Castello San Pietro. Avrebbe potuto con si buon vento far dei grandi progressi in Romagna, ma quivi si fermò per ricevere nuovi ordini dal re Lodovico. E questi poi furono, che se ne tornasse indietro, persuadendosi il buon re di poter ammollire con tanto rispetto il cuor duro del papa, e di trarlo alla pace, oltre al non voler accrescere la gelosia delle altre potenze, se avesse continuato il corso della vittoria. Portata intanto a papa Giulio in Ravenna la dolorose nuova di questi avvenimenti, facile è l'immaginare con che trasporti di collera e di dolore la ricevesse, mirando in un tratto svanite tante sue glorie, dissipato l'esercito suo e il veneto, ed avere, in vece di prendere Ferrara, perduta Bologna, la più bella e ricca delle sue ciltà dopo Roma. Maggiormente si alterò egli di poi all'avviso che il popolo di Bologna aveva abbattuta, e con ischerno strascinato e rotta la bellissima statua sua, opera di Michel Agnolo Buonarroti, che era costata cinque mila ducati d' oro ; e che la cittadella di Bologna, benché ampia e forte, mal provveduta di vettovaglie e di munizioni, s' era dopo cinque giorni renduta, ed essere poi stato furiosamente smantellala tutta dai Bolognesi. A tali disastri un altro si aggiunse che piu di tutto gli trafisse il cuore. Era corso a Ravenna il cardinale Alidosio, ed aveva rovesciato sul duca d' Urbino tutta la colpa di si gran precipizio di cose, quando v' era gagliardo sospetto che fra esso porporato e i Franzesi passassero segrete intelligenze, e da lui fosse proceduto il male. Capitato colà anche il duca, ne potendo ottenere udienza dallo sdegnato zio papa, e intesone il perché, talmente s' inviperì contra d' esso cardinale , uomo per altro dipinto da alcuni come pieno di malvagità, che trovatolo per accidente fuor di casa, colle sue mani e coli' aiuto de' suoi seguaci spietatomente l' uccise sulla strada, e poi si ritirò ad Urbino. Avrebbero tanti accidenti umiliato, anzi abbattuto il cuor d' ognuno, ma non già quello di papa Giulio; il quale , lasciata Ravenna , parò a Rimìni, dove suo mal grado cominciò a prestare orecchio alle proposizioni di pace, ma con allontanarsene ogni di più, a misura di quegli avvenimenti che andavano calmando la sua paura, e facendo risorgere le sue speranze”

Leggermente diversa la versione di Pier Desiderio Pasolini:

(Pier Desiderio Pasolini (Ravenna, 22 settembre 1844  Roma, 21 gennaio 1920) è stato un politico italiano. Figlio di Giuseppe Pasolini, fu senatore del Regno d'Italia nella XVI legislatura )

Da 'Ravenna e le sue grandi memorie' di Pier Desiderio Pasolini-tratto da”Della battaglia-Odonomastica del Comune di Ravenna:

Cardinale Legato di Bologna (l’Alidosi, legato pontificio di Bononiae et Romandiole) fin dal 1508, non potendo difendere la città dai francesi, si ritirò a Ravenna dove si era già trasferito il papa Giulio II.
Avuta Ravenna, papa Giulio si stacca dalla lega, ed atterrito dalle mosse dei nemici, scappa da Bologna a Ravenna dove Francesco Alidosio, cardinale e primo Legato pontificio in Romagna lo raggiunge con la triste nuova che per colpa del duca d'Urbino, Bologna era perduta. Al Papa dice ancora che la sua statua fusa da Michelangelo e collocata nella facciata di San Petronio era stata rovesciata ed a furia di popolo trascinata per la piazza. « Ah! se « mio nipote mi capita tra le mani, lo faccio squartare! esclama il Papa. Ma ecco che informato dell'accusa, il Duca d' Urbino, giovane di vent' anni, si presenta al Papa. Il Papa lo copre d'ingiurie e lo discaccia. Partito senza potere aprir bocca, il Duca si avviò a piedi con otto armati alla dimora del cardinale, e lo incontrò sulla porta mentre usciva a cavallo di una mula. Era senza porpora con un mantello ed un cappello nero alla spagnuola, circondato da una sessantina di guardie a cavallo: uno stuolo di curiosi lo seguiva. E così, con Guido Vaina suo cognato, si recava a desinare dal Papa nel convento di San Vitale. Risoluto, il duca entrò fra i cavalli delle guardie, le quali, riconosciutolo, gli fecero luogo. Si avvicinò al cardinale come per parlargli in secreto, ed appena gli fu vicino, con la sinistra afferrò le briglie della mula, e tratta la spada, gli vibrò al fianco un colpo così gagliardo che il cardinale stramazzò a terra. I cagnotti del duca lo tempestano di colpi. L'infelice è agli estremi. Imperturbato, il Duca prese la via del suo albergo, dove, inforcato un cavallo,fuggì ad Urbino.
Il misero Cardinale tutto grondante di sangue fu portato nella casa più vicina, che era di Antonio Cavalli, e fu adagiato sopra un divano. E mentre Madonna Altobella madre di Antonio accorsa con un crocifisso gli raccomandava l'anima, lui pigliò il crocifisso in mano (scrive il Cavalli) dicendo più volte: Propter peccata mea, propter peccata mea (1). Colpito il sabato alle ore 13, spirò sulle 15 e fu portato a San Vitale.
Alla tavola papale ove era già preparato il posto per l'Alidosio, nessuno sedè. Spirata la vittima, il Pontefice lasciò duecento ducati per le esequie, e furibondo partì per Roma.
Appena morto il Cardinale, un uragano terribile, con terrore del popolo, si scatenò sulla città, e la pioggia dirotta non cessò sino alla domenica quando il cadavere fu sepolto.
Il suo teschio è conservato in una teca nella Biblioteca Classense di Ravenna.”

Questa è storia che conosciamo tutti ma ci serve solo ad introdurre una curiosità: se allarghiamo lo sguardo un poco più a sinistra della lapide di cui abbiamo parlato si può notare una curiosa croce:



La crocetta greca, sfugge facilmente agli sguardi dei curiosi e dei turisti ma è un piccolo mistero. Evidentemente il costruttore del grande palazzo deve averla trovata durante gli scavi e ha avuto il buon senso di non appropriarsene ma mantenerla nel luogo del ritrovamento e incastonarla nella facciata del palazzo. Indagheremo.


La storia di cui sopra avvenne nel maggio 1511.

Massimiliano I era imperatore del Sacro Romano Impero e re d’Italia dal 1493 al 1519.
Giulio II era papa dal 1503 fino al 1513, l’anno successivo alla famosa Battaglia di Ravenna.
Il “legatus Bononiae et Romandiole con sede a Bologna era, come abbiamo visto, Francesco Alidosi. Fu il primo dal ritorno dello Stato pontificio (1509) che soppiantò l’occupazione veneziana a Ravenna.
Il presidente della Provincia Romandiolae et Exarcatus Ravennae con sede a Ravenna dal 1509 era Giovanni Maria Capucci. Il primo presidente. Lo sostituì il 3 novembre 1511 Giovanni Pietro Ghisilieri.
L’arcivescovo di Ravenna era Filasio Roverella.
In ottobre si arriverà alla storica Alleanza della Lega Santa.
L’Alleanza fu stipulata il 1º ottobre 1511, da papa Giulio II, la Repubblica di Venezia, Ferdinando II d'Aragona e i cantoni Svizzeri. Enrico VIII d'Inghilterra fece parte della lega dal novembre 1511, in quanto aveva preso in moglie la figlia del re d'Aragona. Tutti contro Luigi XII re di Francia. Nel 1512 anche l'imperatore asburgico Massimiliano I d'Asburgo abbandonò l'alleanza con la Francia per unirsi alla lega santa.
La lega venne stipulata dopo lo scioglimento nel 1510 della Lega di Cambrai, che vedeva papa Giulio II alleato con la Francia contro la Repubblica di Venezia, ed aveva l'obiettivo di contrastare le mire espansionistiche di Luigi XII e di "liberare l'Italia", ovvero di porre fine all'occupazione francese del Ducato di Milano.
In aprile del 1512 Ravenna sarà impegnata nella grande battaglia contro i francesi capitanati da Gaston de Foix e, nonostante vari episodi di valore e di cavalleria da parte di entrambi i contendenti, ne uscirà nel peggiore dei modi.

Gaston era il figlio primogenito dell'infante di Navarra, visconte di Narbona e conte di Étampes, Jean de Foix e di Marie d'Orléans.Gaston era perciò cugino dei re di Navarra Francesco Febo e Caterina, da parte di padre e quindi era nipote di Luigi XII di Francia, da parte di madre.

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