Specchi
1 giugno 2008
Conosco
l'evoluzione di questo artista dai suoi esordi nel campo della
Pittoscultura. Egli ha integrato, come altri, diversamente da altri,
pittura, scultura e giustamente, essendo un ravennate, il mosaico.
Mosaico non fatto di tessere di marmo o smalti, ma di specchi.
Gli
specchi nelle sue opere non sono da valutare come semplici
decorazioni ma fanno parte di una ricerca tendente a rendere la luce
indipingibile, viva, vivace, a volte tetra ma comunque mutevole come
le sue opere che possono considerarsi autonome da lui a tutti gli
effetti.
Cos'è
la vita se non un continuo cambiamento?
Ecco,
questi sono i suoi lavori.
La
panoramica delle opere dell'autore parte dalle forme
classico-decorative, dalle divagazioni etniche per puro divertimento
ed approda a ricerche che richiamano i suoi interessi per
l'Informale.
La
base di partenza dopo questa ulteriore evoluzione è lo specchio:
superficie che riflette immagini, quindi superficie che muta
continuamente, fondendo materia e colore, nelle proprie naturali
staticità, adattandole alle luci e agli ambienti a loro volta
mutanti, mutandoli.
Ciò
che l'autore propone in questa esposizione parte da lontano nel tempo
e ci parla di forme sognate ed appena abbozzate nella mente, che
prendono vita
nell'elaborazione, a volte obbedendo al volere della
mano dell'autore, a volte abbandonate a se stesse come la lava di un
vulcano in eruzione e l'opera non è finita quando esce dalle sue
mani perché l'ulteriore, fondamentale, passaggio è nell'occhio di
ognuno di noi. Dentro i suoi lavori possiamo captare sensazioni,
umori ed emozioni del tutto personali che vanno ad integrare e
completare il suo lavoro per cui non siamo più semplici spettatori
ma anche autori insieme a lui ed addirittura parte integrante
dell'opera
Tutto
ciò che non è superficie riflettente è immagine evocata che
fuoriesce sotto forma di materia (e colore) in qualche modo tolta
alla funzione originale per comunicare diversamente con chi la
osserva. La conchiglia raccolta sulla spiaggia non è più solo
conchiglia,
l'argilla
acquisisce forme inquietanti. E la superficie riflettente, lo
specchio, non è più per giustificare giochi decorativi, ma si
integra perfettamente nell'opera e ne diventa pretesto creante.
Questa
mostra ci racconta, appunto, i vari passaggi che l'autore ha
affrontato, progredendo verso ricerche che assumono valenze di natura
pittorica e materica, se non addirittura gestuale. Questo induce a
sperare che sia solo una tappa nella creatività dell'autore.
Guglielmo Zainagni
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