PERSONALE


Conosco l'evoluzione di questo artista dai suoi esordi nel campo della Pittoscultura. Egli ha integrato, come altri, diversamente da altri, pittura, scultura e giustamente, essendo un ravennate, il mosaico. Mosaico non fatto di tessere di marmo o smalti, ma di specchi.
Gli specchi nelle sue opere non sono da valutare come semplici decorazioni ma fanno parte di una ricerca tendente a rendere la luce indipingibile, viva, vivace, a volte tetra ma comunque mutevole come le sue opere che possono considerarsi autonome da lui a tutti gli effetti.
Cos'è la vita se non un continuo cambiamento?
Ecco, questi sono i suoi lavori.
La panoramica delle opere dell'autore parte dalle forme classico-decorative,
dalle divagazioni etniche per puro divertimento ed approda a ricerche che richiamano i suoi interessi per l'Informale.

La base di partenza dopo questa ulteriore evoluzione è lo specchio:  superficie che riflette immagini, quindi superficie che muta continuamente, fondendo materia e colore, nelle proprie naturali staticità, adattandole alle luci e agli ambienti a loro volta mutanti, mutandoli.


Ciò che l'autore propone in questa esposizione parte da lontano nel tempo e ci parla di forme sognate ed appena abbozzate nella mente, che prendono vita nell'elaborazione, a volte obbedendo al volere della mano dell'autore, a volte abbandonate a se stesse come la lava di un vulcano in eruzione e l'opera non è finita quando esce dalle sue mani perché l'ulteriore, fondamentale, passaggio è nell'occhio di ognuno di noi. Dentro i suoi lavori possiamo captare sensazioni, umori ed emozioni del tutto personali che vanno ad integrare e completare il suo lavoro per cui non siamo più semplici spettatori ma anche autori insieme a lui ed addirittura parte integrante dell'opera Tutto ciò che non è superficie riflettente è immagine evocata che fuoriesce sotto forma di materia
  (e colore) in qualche modo tolta alla funzione originale per comunicare diversamente con chi la osserva. La conchiglia raccolta sulla spiaggia non è più solo conchiglia,
l'argilla acquisisce forme inquietanti. E la superficie riflettente, lo specchio, non è più per giustificare giochi decorativi, ma si integra perfettamente nell'opera e ne diventa pretesto creante.
Questa mostra ci racconta, appunto, i vari passaggi che l'autore ha affrontato, progredendo verso ricerche che assumono valenze di natura pittorica e materica, se non addirittura gestuale. Questo induce a sperare che sia solo una tappa nella creatività dell'autore.
             Guglielmo Zainaghi

















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