Ravenna e le chiese chiuse


A Ravenna, come in altre città, esistono alcune chiese non più operanti, sconsacrate e letteralmente chiuse.
Una di queste è l’antichissima Santa Croce. Intanto vediamo dove si trova e il ruolo che ricopriva in origine. Imboccando Via Galla Placidia (di fianco la basilica di San Vitale) si incontra la Basilica di Santa Maria Maggiore edificata dal vescovo Ecclesio fra il 520 e il 530 (VI secolo per intenderci). Proseguendo si arriva a una costruzione spoglia che non attira mai l’attenzione perché non c’è nessuna indicazione. Ebbene è quello che resta dell’antica chiesa di Santa Croce. Fu fatta costruirfe da Galla Placidia nel V secolo, attorno al 420 e sembra le fosse particolarmente cara perché, come racconta Agnello, lo storico,
“…si dice che…Galla Placidia ordinava di porre candelabri sopra quattro basi di marmo rosso e si gettava di notte e di giorno sul pavimento a pregare Dio e trascorreva la notte, pregando in lacrime, finché i ceri mandavano luce”
Corrado Ricci, nella sua Guida di Ravenna, (ristampa del 1923) afferma che “vi si trova un capitello antico che serve da fonte battesimale, una tela con la Madonna, il Figlio, s.Gioacchino, s. Anna, s. Elisabetta, e s. Giuseppe e, di fronte, una copia del s. Mauro dei fratelli Francesco e Andrea Bondi. Nel pavimento si vede la lapide sepolcrale che ricorda il musicista Giacomo Tiberti morto nel 1689 e, presso al gradino dell’abside, un frammento di antico pavimento. Nella canonica si trova una tavola rappresentante Gesù che sale il calvario, fra le Marie e altre figure di Francesco Zaganelli da Cotignola, tutta ridipinta e una tela di Francesco Longhi con l’Annunciazione (1598)…”
Ora, all’interno, di tutto questo non esiste più nulla. Il pavimento all’altezza del piano stradale, sembra sia sprofondato fino alla base originale dove la chiesa fu costruita sui resti di un grande edificio del II-III secolo d.C. Tutta la zona circostante, compresa la basilica di San Vitale era occupata da un insediamento romano che fu smantellato tra la fine del IV e l’inizio del V secolo per far posto all’insediamento della corte imperiale trasferitasi a Ravenna da Milano con Onorio.
La facciata attuale è stata mutilata abbattendo circa 6-7 metri per permettere la costruzione della strada. All’origine la facciata era munita di un’ardica che congiungeva il Mausoleo di Galla Placidia al sacello di san Zaccaria i cui resti si trovano nel cortile della caserma della finanza e, quindi, i tre elementi formavano un unico complesso.
Ricostruzione, probabile opera di C.Ricci, con il corpo della chiesa che termina nel transetto (non è visibile l’abside a forma quadrata), l’ardica frontale con a sinistra il sacello di s. Zaccaria e a destra il mausoleo di Galla Placidia

Questa è una breve storia della chiesa che nel tempo ha subito diverse trasformazioni sia architettoniche che di uso fino a diventare anche una falegnameria (Povera Galla Placidia!).
Però, guardando in basso, nell’area che la circonda si vedono cose interessanti, tipo le basi delle colonne originali ed altri elementi fra i quali, i più interessanti sono i resti di mosaici pavimentali in bella vista (si fa per dire) a fianco della chiesa, peccato però che siano abbandonati alle intemperie e alle erbacce che crescono liberamente senza che qualcuno intervenga.


 Fiancata della chiesa con il campanile del ’700- Ricostruzione  del tetto


 Mosaico pavimentale coperto da sterpaglia

Particolare del mosaico









L'interno dopo la ricostruzione  del tetto terminata in maggio 2015

 Ardica
indica il portico addossato alla facciata delle basiliche ravennati
Equivale al generico Nartece
Transetto
I due bracci laterali che si trovano in fondo alla navata, prima dell’abside e che  danno  alle  chiese cristiane la tipica forma a croce
Corrado Ricci
Personaggio al quale la città di Ravenna deve molto e che non si può liquidare con la data di nascita e quella di morte. Consiglio Wikipedia.

Francesco Zaganelli
Nato nel 1470 a  Cotignola,  Morto nel 1532 a Ravenna.
:Nella Pinacoteca Nazionale di Ravenna si possono vedere il San Sebastiano, l'Adorazione dei pastori e la Natività per la chiesa di San Niccolò (Ravenna, Pinacoteca Nazionale)

Francesco. Longhi
Nato a Ravenna il 10 febbr. 1544, (morì a Ravenna nel 1618). Fu il quintogenito del pittore Luca e di Bernardina Baronzelli, e fratello della più giovane Barbara, anche lei pittrice. Miniatore e poeta, oltreché pittore, onorato da importanti commissioni,   ebbe attività intensa, e la buona reputazione di cui godeva gli consentì di entrare a far parte del magistrato dei Savi nel 1600 e di ottenere dieci anni dopo un titolo nobiliare per sé e per i propri familiari.
Al 1568 risalgono  due lunette affrescate raffiguranti, rispettivamente, ilVoto di Galla Placidia durante la tempesta in mare e la Consacrazione della basilica di S. Giovanni Evangelista. I due dipinti si conservano nel Museo nazionale di Ravenna, e in origine erano nella chiesa cittadina dedicata a S. Giovanni Evangelista, dove li ricorda G. Fabri. Solo Corrado Ricci segnala nella sesta edizione della Guida di Ravenna (Bologna 1923, pp. 109 s.) le due lunette, fornendo notizie sul loro distacco dalla parete, avvenuto nel 1921.

Alcune opere tutte a Ravenna:
Crocifissione con la Vergine e i ss. Giovanni Evangelista, Apollinare e Vitale della Pinacoteca comunale
 La Madonna con il Bambino e i ss. Girolamo e Clemente (1604) della chiesa ravennate di S. Giovanni Battista
La Madonna con il Bambino e i ss. Matteo e Francesco  (1586) per la chiesa di S. Giovanni Battista,
La Madonna con il Bambino e due santi della Biblioteca Classense, firmato e datato.
Al 1605 risale la pala, firmata e datata, raffigurante La Madonna Assunta e santi che si conserva nella chiesa di S. Maria in Porto a Ravenna.
La pala conservata in S. Francesco di Ravenna, raffigurante La Madonna con i ss. Naborre e Felice e un bambino (1607)..

Non vanno dimenticati, seppure minori, i lavori. nella fase più tarda: la Visitazione, firmata e datata 1611, nella chiesa dei Ss. Nicolò e Francesco a Castrocaro Terme, e la Decollazione del Battista, del 1612, ora nella Pinacoteca di Ravenna.

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